Gli odori del cibo e la loro influenza sugli organi
In Medicina Cinese si sa, niente è lasciato al caso…neppure l’odore dei cibi che, buoni o cattivi che siano, rappresentano comunque una fonte di energia che inevitabilmente stimola e risveglia in maniera riflessa i nostri organi.
Secondo la teoria dei cinque elementi infatti, ogni organo preso in considerazione dalla Medicina Cinese, è strettamente collegato ad una serie di elementi che in un qualche modo lo condizionano o ne richiamano la sua attività energetica. Tali elementi rientrano in diverse categorie: per esempio i colori (il bianco è associato al Polmone, il nero al Rene…), le stagioni (la primavera al Fegato, l’autunno al Polmone…), i sapori (l’amaro al Cuore, il dolce a Milza/Pancreas…) e così pure gli odori.
Un esempio molto semplice: quando passiamo davanti ad una panetteria che ha appena esposto il pane ancora caldo, la fragranza che avvertiamo ci fa subito venire l’acquolina in bocca e risveglia immediatamente l’appetito…difficilmente si resiste al profumo del pane appena sfornato!
Questo perché il tipico odore del pane o di un prodotto da forno ancora caldo, arriva subito a stimolare il sistema Milza/Pancreas-Stomaco, la coppia organo viscere deputata a ricevere il cibo e i liquidi e ad attuare la prima trasformazione che porterà le sostanze più pure verso l’alto, per la formazione di qi e sangue, e il torbido verso il basso per le ulteriori raffinazioni.
Ma gli odori che possiamo avvertire sono tanti e non sempre ci aprono lo stomaco, anzi qualche volta ci fanno proprio storcere il naso, ma ad ogni modo ognuno di questi può dirigersi verso un particolare sistema: vediamo allora un po’ più nel dettaglio quelli principali.
Bruciato (jiao): il tipico odore rilasciato dal cibo che abbiamo dimenticato sui fornelli un po’ troppo a lungo è riconducibile al Cuore. Quest’organo infatti è in relazione con il fuoco, il massimo dello yang, pertanto l’odore emanato da un cibo che è venuto in stretto contatto con questo elemento stimola la sua attività. La stessa cosa accade con i cibi abbrustoliti, arrostiti e tostati: il caffè ne è un buon esempio poiché sappiamo bene l’effetto che ha nei confronti dell’attività cardiaca.
Odore della carne cruda (xing): ci si riferisce in questo caso sia alla carne frollata che ai pesci (specie se non proprio freschi...), ma anche all’odore metallico che emana il sangue, o a quello che rilascia il cavolo cotto…non sono di certo gradevoli ma al di là dei gusti, questi odori richiamano il Polmone e la loggia del metallo, l’elemento che appunto lo governa e che sono riconducibili ad odori pesanti e stantii.
Rancido (sao): si tratta di un odore tendente all’acido riconducibile alla fermentazione di alcune verdure, ma è anche tipico di alcuni formaggi stagionati, di burri fermentati o di olii e grassi esposti troppo a lungo all’ossigeno e alla luce. A livello energetico questo odore è legato al Fegato, ossia all’elemento legno e al sapore acido ad esso associato (se il sistema Fegato-Vescicola Biliare è in disequilibrio questo tipico odore potrebbe peggiorare il quadro con manifestazioni quali per esempio la cefalea).
Odore fermentato (fu): in questo caso si ricomprende una gamma più ampia di odori come quello più intenso della soia fermentata, dei funghi o degli ortaggi conservati in salamoia. Questi odori, che possono ricordare anche un qualcosa di vagamente marcio, ristagnante e fermo, muovono l’energia del Rene e l’elemento acqua: essi sono associati al massimo dello yin, all’immobilità e al freddo.
Odore dolce e aromatico (xiang): tipico dei prodotti a base di cereali, ma anche alle erbette aromatiche e in senso più generale a tutti gli odori che riteniamo “buoni” e “invitanti” associabili a qualunque pietanza ci stimoli l’appetito e ci faccia sentire il desiderio di mangiarlo con gusto. Si tratta di sensazioni olfattive toniche e stimolanti del sistema Milza-Stomaco, in grado di rilassare e promuovere il buon umore.
“Il Cielo alimenta l’uomo con i cinque odori. Essi entrano nel naso, si dirigono al petto e risalgono a colorare il viso e a dare suono alla voce” Suwen, cap. 8
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